
Oltre la Caverna: Il Viaggio Multisensoriale di Keil Space
L’esperienza artistica attraverso la lente filosofica di Antonello Caravelli
Lontano dalle convenzioni museali tradizionali, Keil Space propone un nuovo modo di vivere l’arte, basato su un’interazione profonda con lo spazio e i suoi elementi. Ogni dettaglio architettonico e scenografico è concepito per stimolare i sensi e la mente, favorendo un’esperienza di conoscenza che va oltre la semplice fruizione estetica. Qui, l’arte diventa un ponte tra la dimensione materiale e quella immateriale, tra la percezione immediata e l’elaborazione concettuale.
Questo rende Keil Space una piattaforma che amplia il dialogo artistico e filosofico, rendendolo accessibile ad una comunità eterogenea. Attraverso un’esperienza immersiva che interroga la percezione e il rapporto tra osservatore e osservato, lo spazio invita ogni visitatore a intraprendere un percorso di riflessione personale e collettiva.
In questo contesto, il filosofo Antonello Caravelli racconta Keil Space attraverso una prospettiva filosofica, mettendo in luce il suo valore come spazio di ricerca e trasformazione. Traendo ispirazione dal mito platonico della caverna, interpreta l’esperienza del visitatore come un cammino iniziatico verso una comprensione più profonda della realtà. Attraverso un’analisi delle diverse sale espositive e delle opere presenti, Caravelli mette in evidenza come Keil Space sia concepito per attivare una dialettica tra opposti: luce e ombra, materia e immaterialità, consapevolezza e illusione.
Il suo racconto ci guida in un viaggio filosofico che svela le molteplici stratificazioni di significato di questo spazio unico, suggerendo che l’arte, quando esperita in maniera immersiva e priva di filtri preconcetti, possa diventare uno strumento di trasformazione e crescita interiore. Di seguito il testo integrale di Caravelli:
Entrare nel Keil Space è come varcare la soglia di un antico santuario ipogeo dove il visitatore viene invitato a intraprendere una sorta di viaggio iniziatico. Appena oltrepassata la porta d’ingresso, si dischiude un ambiente di oltre 500 metri quadri che evoca un’immensa caverna, avvolta nella quieta penombra del presente e, al contempo, ponte tra passato e futuro. Tre colonne monolitiche si ergono a custodi dello spazio, scandendo l’ingresso alle diverse sale e infondendo all’ambiente un’aura di sacralità. Come nel mito della caverna di Platone (La Repubblica, VII, 514a–520a), dove i prigionieri si liberano dall’illusione delle ombre per raggiungere la realtà delle idee, il Keil Space guida il visitatore in un percorso simile, volto alla scoperta di se stessi e dei valori universali.
La mostra si sviluppa come un’esperienza multisensoriale, progettata per stimolare il visitatore su più livelli, tanto sensoriali quanto cognitivi. A tal fine, la scenografia è studiata per intensificare la concentrazione e l’attività cerebrale, attraverso una stimolazione eterogenea che coinvolge non solo la vista, ma anche l’olfatto e l’udito. In questa inedita dimensione immersiva, Keil Space offre al visitatore l’opportunità di intraprendere un viaggio esplorativo e dialettico. Le tre sale che compongono lo spazio stimolano il confronto con una serie di opposti – osservatore e osservato, materia e immaterialità, realtà e dimensione onirica – portando il visitatore a mettere in discussione ripetutamente le proprie percezioni e a confrontarsi con visioni in continua evoluzione. Questo processo, scardinando le certezze via via acquisite, guida l’osservatore verso una fase finale di comprensione più profonda, in cui la dialettica degli opposti converge in una visione unitaria e rinnovata della realtà.
Prima Sala: Materico e Corpo
Nella prima sala, Prima Generazione di Bronzi, l’atmosfera si distingue per una profonda adesione alla materialità: le sculture bronzee di Sam Keil incarnano un’arte che esplora la fisicità non solo nella sua tangibilità, ma anche nella sua realtà più autentica. Dettagli come le nervature, i segni della lavorazione del bronzo e l’ossidazione del materiale, qualificano l’aspetto estetico delle opere ma rivelano anche la loro ontologia, evidenziando il loro porsi nel tempo e la vulnerabilità intrinseca della materia. Questa sala rappresenta la fase iniziale della produzione dell’artista e simbolicame nte l’inizio del percorso dialettico all’interno dello spazio. L’ambiente è dominato da Lovers, una scultura raffigurante due entità antropomorfe, intrecciate e protese verso l’alto, in una tensione che esprime un forma di eros capace di articolarsi sia in una danza armoniosa sia in una lotta insita al loro incontro.
La scultura emana una potente carica evocativa che, nella sua struttura, può ricordare quelle barocche seicentesche di Bernini, come Il Ratto di Proserpina e Apollo e Dafne.
Seconda Sala: Effimero e Tempo
Nel passaggio alla seconda sala, Seconda Generazione di Bronzi, il visitatore entra in una dimensione più complessa e sfuggente che si pone in perfetta antitesi con la matericità della prima sala. L’arte di Samantha Keil, in questa fase evolutiva, è segnata da una transizione dal solido all’evanescente, come se l’artista stesse abbandonando deliberatamente la fisicità per esplorare nuove frontiere. L’ambiente si fa mausoleo della scultura Sabre, un’opera che, grazie a meticolose ricerche geometriche e matematiche, acquisisce una qualità eterea e misteriosa. Questi studi permettono alla scultura di dar vita a un intreccio di luci riflesse e di ombre che suggeriscono il fluire del tempo – passato, presente e futuro – invitando lo spettatore a confrontarsi con l’impossibilità di afferrare appieno l’essenza del futuro, pur rimanendone affascinato. La particolare forma geometrica e la superficie levigata, simili all’estetica di Bird in Space di Brâncuși, sfidano la percezione, creando una sensazione di leggerezza e astrazione che contrasta nettamente con la matericità della Prima Generazione, aprendo al visitatore una dimensione onirica che troverà il suo apice nella fase successiva.
Terza Sala: Superamento e Immaginazione
La terza sala, Nuova Generazione, segna l’approdo finale di un viaggio che sintetizza le opposizioni precedenti, conducendo il visitatore in una fase di assoluta contemplazione. La sensazione di trovarsi in una caverna si intensifica e l’esperienza visiva diventa più intima e coinvolgente, spingendo l’osservatore ad abbandonare le tradizionali modalità di fruizione artistica. Lo spazio invita a un contatto profondo e personale con l’opera, stimolando l’immaginazione del suo ospite. In un processo di continuo svelamento, dettagli apparentemente semplici si trasformano in una galassia, un cosmo o un mondo extraterrestre: l’opera diventa custode di mondi possibili che ogni osservatore esplora secondo la propria sensibilità. Questa esperienza visiva suggerisce che l’arte, nella sua capacità di evocare illusioni, è – come direbbe Nietzsche – una indispensabile menzogna che, trascendendo la rigidità della realtà fattuale, dona significato alla vita rendendo l’esistenza più ricca e più profonda. Una volta svelato il mistero di Nuova Generazione, emerge con chiarezza l’intento del Keil Space: condurre l’osservatore verso una comprensione superiore attraverso un viaggio multisensoriale, dove la dialettica tra materia e immaterialità culmina in una nuova e affascinante interpretazione del reale.
Keil Space si qualifica come un’esperienza unica nel panorama espositivo, uno spazio che sovverte le convenzioni delle mostre d’arte tradizionali, offrendo un modo nuovo di vivere e apprezzare l’arte. Creato per interrompere gli automatismi della quotidianità, Keil Space apre un canale diretto verso
quei meccanismi psico-cognitivi che costruiscono mondi alternativi e agiscono in modo catartico. Ad oggi, circa 600 persone di età, professioni e provenienze diverse hanno visitato il centro, segno della sua capacità di attrarre un pubblico variegato. La fruizione avviene in modo accessibile e solitario, una scelta che riflette l’obiettivo di Keil Space di democratizzare l’arte (per approfondire il concetto si suggerisce la lettura di: Arte come eserienza di John Dewey), rendendola accessibile a tutti e trasformandola in un’esperienza personale e autentica, lontana da qualsiasi forma di elitarismo. Un momento cruciale di questo percorso è l’intervista finale, concepita per permettere ai visitatori di elaborare e verbalizzare immediatamente quanto vissuto, sottolineando così il loro ruolo attivo e partecipativo. Questo passaggio non solo favorisce una maggiore consapevolezza dell’esperienza, ma rende anche evidente l’importanza del visitatore come protagonista del dialogo e dell’interpretazione dell’arte all’interno dello spazio artistico.
Per vivere appieno questa esperienza, il consiglio al visitatore è di “lasciarsi andare” al percorso dialettico della visita, evitando resistenze inconsce e accogliendo l’esperienza senza pregiudizi. In questo modo, la discesa e ascesa nel Keil Space si trasformeranno in un viaggio di profonda esplorazione interiore.
References
- Dewey, J. (2007). Arte come esperienza, a cura di G. Matteucci, Aesthetica, Palermo, (Titolo originale Art as Experience, 1934)
- Platone (2007), La Repubblica, trad. it. di M. Vegetti, Rizzoli, Segrate.
- Nietzsche, F. (1997), La nascita della tragedia, trad. it. di S. Giammetta, Adelphi, Milano, (Titolo originale DieGeburt der Tragödie, 1872).