
La Poetica della Materia: Massimo Pulini visita il Keil Space
Keil Space si arricchisce di una nuova testimonianza d’eccezione: quella di Massimo Pulini, pittore e docente titolare della Cattedra di Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna.
Con i suoi oltre 500 metri quadrati, Keil Space è un “territorio d’arte” futuristico. Qui Sam Keil unisce le tecnologie più recenti, la ricerca scientifica e la millenaria arte del bronzo, creando un corpus di opere coinvolgente, esposte in un contesto fortemente esperienziale che avvicina l’arte all’embodiment. Lo spazio, dedicato alle Arti Avanzate, mostra l’evoluzione del percorso artistico di Sam Keil, attraverso le collezioni di Prima, Seconda e Nuova Generazione, ed è progettato per offrire un ambiente immersivo in cui i visitatori accedono una persona per volta. Per via della natura individuale e dello spessore artistico dell’esperienza, Keil Space è stato molto apprezzato dalla critica e considerato un luogo insolito e di forte impatto nel campo dell’arte attuale.
Nelle successive righe viene descritta l’intuizione critica di Pulini, e vengono riconosciute delle linee tematiche ricorrenti e la profonda risonanza emotiva e intellettuale che Keil Space riesce a suscitare in visitatori ed esperti.
Come Pulini, altri esperti hanno visitato lo spazio precedentemente. Anche i critici Rolando Bellini e Marcello Dantas hanno analizzato le opere dal punto di vista estetico, mentre l’astronomo Massimo Tarenghi ha letto il luogo attraverso la lente scientifica. Tutti e quattro hanno trovato riflessi profondi di ciò che l’arte di Keil è in grado di fare e comunicare a livello individuale e collettivo. Il giudizio di Pulini, seppur unico, sembra riflettere uno schema interpretativo condiviso, che percepisce lo spazio espositivo come una cornice non convenzionale per accogliere e valorizzare la complessità artistica di Sam Keil.
Keil Space: una cornice sensoriale per il dialogo con l’arte
Pulini è rimasto profondamente colpito dall’atmosfera di Keil Space, in prima istanza dalla scelta del colore nero, descrivendolo come un elemento che, anziché respingere, invita ad aprire lo sguardo. “La dimensione dell’ombra sembra quasi invitare ad aprire le pupille e a osservare meglio ciò che mi circonda”, afferma, cogliendo in questa scelta estetica un aspetto positivo e intrigante. Anche Bellini, in una riflessione precedente, aveva riconosciuto l’importanza dello spazio nel definire l’esperienza estetica. Tuttavia, se Bellini vedeva nella scelte cromatiche un richiamo alla teatralità, Pulini attribuisce al nero una funzione accogliente che avvolge e introduce a un’esperienza quasi filmica, dove il buio stimola l’osservatore a immergersi nelle opere e a instaurare con esse un dialogo intimo.
“Definire lo spazio come una cornice può sembrare riduttivo, anche se nutro un grande rispetto per le cornici, come quelle barocche o quelle cesellate con cura. Anche questa è una cornice raffinata, con un’attenzione particolare alla componente sensoriale dell’esperienza, e penso che vada riconosciuto un plauso a chi l’ha concepita con tanta cura.” afferma Pulini, rivolgendosi all’artista Sam Keil e al concept developer Mohamed Ogbi.
Con oltre dieci anni di esperienza nel campo dell’imprenditoria e delle arti, Ogbi si è specializzato nello sviluppo dell’equity artistica, nella gestione dei rapporti con i collezionisti e nelle strategie di espansione internazionale. Partendo da questo background, Ogbi ha concepito Keil Space come un “territorio dell’arte” dove si incontrano arti avanzate e socialmente consapevoli. La visione di Ogbi ha reso Keil Space una piattaforma che non solo mette in mostra le opere di Keil, ma coinvolge direttamente gli osservatori attraverso esperienze significative e interiori. Le riflessioni di Pulini sottolineano come questa sinergia collaborativa tra artista e concept developer abbia favorito un risultato che enfatizza sia la connessione personale che il dialogo sociale, evidenziando il contributo di Ogbi alla creazione di un nuovo modo di vivere, connettersi e comunicare con l’arte.
La “Prima Generazione”: corpo e materia in equilibrio
In modo simile a quanto espresso da Dantas, che sottolineava l’approccio “sovversivo” e destrutturante dell’opera di Keil, Pulini si sofferma sull’intrinseca dialettica tra corpo e materia presente nelle sculture. Nella Prima Generazione di Bronzi, specie in “Lovers” (1984 – 1989) egli nota come questi due elementi – la corporeità e la materia – si uniscono in un connubio indissolubile. “Il corpo sembra quasi diviso in zolle, come un terreno frammentato,” descrive, evidenziando come il gesto scultoreo trasmetta una sensazione di naturalità e continuità con gli elementi. Per Pulini, la relazione tra corpo e materia evoca una sorta di “gestualità che si integra con la struttura naturale dell’opera”, un concetto che, seppur con sfumature diverse, era stato già evidenziato da Bellini e Dantas.
La “Seconda Generazione”: verso l’essenza
Pulini percepisce un’evoluzione significativa in “Sabre” (1986 – 1998) della Seconda Generazione di Bronzi, notando come la forma sembri potata alla ricerca di un’essenza pura. In queste opere, è la materia stessa a esprimere il movimento, quasi senza la presenza esplicita del corpo, proiettandosi verso la luce. La rifrazione della luce sulla superficie levigata del metallo è, per Pulini, una componente fondamentale che amplifica la bellezza naturale dell’opera. Questo percorso verso l’essenziale – dal corpo alla forma pura – sembra sintetizzare una fase più riflessiva nella poetica di Keil, un’affermazione che trova un parallelo nei commenti di Dantas. Il critico d’arte brasiliano, rispetto alle sculture di Prima Generazione, segnate da una continua tensione tra vuoto e forma, come fossero “presenze fantasmatiche”, notava invece nella Seconda Generazione un “chiaro cambiamento del linguaggio”, verso una più profonda purezza formativa. Allo stesso modo, lo storico d’arte rinascimentale Bellini affermava che in “Sabre”, Keil è stata in grado di “scolpire la luce”.
La grotta contemporanea: il viaggio multisensoriale e la “Nuova Generazione”
Pulini descrive l’esperienza di Keil Space, in particolare quella legata ai lavori di Nuova Generazione, come una “grotta contemporanea”, dove materia e luce convergono in un’atmosfera multisensoriale che evoca i tre regni del cosmo – animale, vegetale e minerale. Questa fusione di energie è, per Pulini, una delle caratteristiche più affascinanti delle opere di Keil, che trasportano il visitatore in un mondo simbolico e stratificato. Bellini e Dantas avevano già colto l’approccio totalizzante di Keil verso la materia e la luce, ma Pulini riesce a identificare in questo amalgama un richiamo agli elementi vitali del mondo, un approccio cosmico che amplifica ulteriormente la portata della ricerca artistica di Keil. In questo, Pulini si avvicina alle opinioni del famoso astronomo Massimo Tarenghi, che, osservando la Nuova Generazione, dice di essere sprofondato nell’”immenso e nel microscopico” come fossero la stessa cosa. “Entrambe le dimensioni sono espressione dell’universo” dice Tarenghi e con la Nuova Generazione, “capisci che c’è unità tra l’universo interiore ed un piccolo pezzo dell’universo.”
Un messaggio d’amore per l’arte
La riflessione conclusiva di Pulini sulla relazione tra l’osservatore e l’opera è un invito alla fruizione individuale e alla contemplazione. “In qualche modo, siamo tutti invitati a vivere un rapporto individuale con le opere, una sorta di partita a scacchi in cui ci poniamo di fronte all’opera e la osserviamo intensamente”, dichiara. Questo messaggio di amore dialettico tra osservatore e opera risuona come un’eco delle considerazioni di Bellini, Dantas e Tarenghi, tutti concordi nel vedere nell’opera di Keil una forte carica emotiva e intellettuale.
Pulini sottolinea infine la capacità di Keil Space di guidare l’osservatore attraverso un percorso espositivo che riflette con efficacia le varie fasi della creatività dell’artista, pur limitando il numero di opere esposte. La selezione accurata – visibile e percepibile per la sua intensità – crea un’esperienza che, anche in termini di quantità, lascia intuire l’ampiezza della produzione artistica di Keil, pur puntando sull’essenza e sulla qualità delle opere presentate.
Keil Space mette in luce la natura interdisciplinare della pratica artistica di Keil, promuovendo gli ideali delle Arti Avanzate a un pubblico più ampio, con la missione di rendere il dialogo artistico più accessibile.